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LA SFIDA DEL DIGITALE

  • Immagine del redattore: Marco Pottino
    Marco Pottino
  • 24 apr 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

“Non vi garantisco avrete sempre lo stesso lavoro, vi garantisco troverete sempre un lavoro”


Questa frase di Tony Blair, primo ministro del Regno Unito tra il 1997 e il 2007, risulta quanto mai attuale se pensiamo ai processi di trasformazione dei modelli di business che stiamo vivendo.

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In verità, nonostante le notizie “negative” che quotidianamente i media propongono, il nostro pianeta non se la sta passando male. Viviamo in un mondo dove le libertà personali non sono mai state così elevate, dove la mortalità infantile è stata ridotta del 90%, praticamente azzerata quella materna (-99%), dove l’aspettativa di vita è passata dai 35 anni del 1700 agli 80 del 2000, e potremmo continuare con altri dati….tutto questo nonostante la popolazione mondiale sia passata da 2,5 miliardi del 1950 ai 7,8 miliardi del 2020, di fatto triplicata in un arco temporale di 70 anni.


Ma perché parlare allora di Sostenibilità?

Per comprendere la domanda, è necessario rifarsi alla definizione di sostenibilità ovvero: “l’utilizzo di risorse disponibili per garantire la riproducibilità”. Le risorse disponibili non sono infatti infinIte (pensiamo ai combustibili fossili), è necessario pertanto tentare di ritornare a modelli economici, sociali, individuali, che siano in grado di riprodurre la riproducibilità.


In tal contesto diventa ineludibile superare il modello mentale lineare rispetto al quale ad un problema corrisponde una soluzione, passando di fatto a modelli mentali esponenziali che possano cioè tener conto delle complessità che la globalità impone, ovvero la necessità di rispondere ai problemi con più soluzioni.

Ecco perché oggi si sente spesso ripetere la parola “digitale”, ecco perché l’innovazione sta introducendo con maggior forza tecnologie che impongono un salto di qualità da “lineare locale” ad “esponenziale globale”.

Questo è il vero tema del futuro: l’intelligenza artificiale permetterà di creare “una nuova umanità”, consentirà il passaggio da una produzione industriale ad una produzione digitale consentendo una crescita nel rispetto dell’ambiente. Determinante sarà però creare nuovi modelli di business, in linea con la transizione digitale. Questa è la vera sfida!


Se pensiamo alle automobili più evolute oggi, esse sono composte da milioni di codici. Per un produttore di auto almeno il 40% del prodotto è costituito da parte elettronica ciò significa che le macchine non sono più definite da parti meccaniche od elettromeccaniche, ma sono definite da software. Di qui il passaggio dalla 3 alla 4 rivoluzione industriale, che segna un cambio di paradigma, un cambio di modello produttivo e mentale dove c’è relazione continua, dove c’è connessione continua che mi consente non solo di realizzare efficienza operativa, ma raccolta e analisi di dati che grazie all’intelligenza artificiale mi consentono di analizzare comportamenti e di conseguenza aprire a nuovi servizi.


La transizione è in atto ed è ormai ineludibile, certo coloro che sono più strutturati riusciranno a fare il salto, molti che invece non lo sono non ce la faranno, ma per rispondere all’affermazione iniziale di Tony Blair, importante è che la nuova economia digitale possa garantire a tutti nuovi posti di lavoro.


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di Marco Pottino

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